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Apuleio
Metamorfosi (l'asino d'oro), VI, 19
 
originale
 
19. Transito fluvio modicum te progressam textrices orabunt anus telam struentes manus paulisper accommodes, nec id tamen tibi contingere fas est. Nam haec omnia tibi et multa alia de Veneris insidiis orientur, ut vel unam de manibus omittas offulam. Nec putes futile istud polentacium damnum leve; altera enim perdita lux haec tibi prorsus denegabitur. Canis namque praegrandis teriugo et satis amplo capite praeditus immanis et formidabilis tonantibus oblatrans faucibus mortuos, quibus iam nil mali potest facere, frustra territando ante ipsum limen et atra atria Proserpinae semper excubans servat vacuam Ditis domum. Hunc offrenatum unius offulae praeda facile praeteribis ad ipsamque protinus Proserpinam introibis, quae te comiter excipiet ac benigne, ut et molliter assidere et prandium opipare suadeat sumere. Sed tu et humi reside et panem sordidum petitum esto, deinde nuntiato quid adveneris susceptoque quod offeretur rursus remeans canis saevitiam offula reliqua redime ac deinde avaro navitae data quam reservaveris stipe transitoque eius fluvio recalcans priora vestigia ad istum caelestium siderum redies chorum. Sed inter omnia hoc observandum praecipue tibi censeo, ne velis aperire vel inspicere illam quam feres pyxidem vel omnino divinae formonsitatis abditum curiosius temptare thensaurum."
 
traduzione
 
?'Attraversato il fiume, poco pi? oltre, delle vecchie intente a tessere una tela ti pregheranno di dar loro una mano, ma tu non farlo, non toccare quella tela, perch? ? un'insidia di Venere, come tutto il resto, per farti cadere dalla mano una delle due ciambelle. Non credere che perdere una focaccia sia cosa da poco conto: basterebbe questo, infatti, per non rivedere mai pi? la luce. Perch? c'? un cane gigantesco, con tre teste enormi, mostro terribile, smisurato, che con le sue fauci spalancate latra contro i morti ai quali per?, ormai, non pu? fare alcun male; egli cerca inutilmente di spaventarli e intanto eternamente veglia davanti alla porta e agli oscuri antri di Proserpina, custode della vuota dimora di Dite. ?'Tu tienilo a bada gettandogli una delle due ciambelle; cos? potrai facilmente passare e giungere fino a Proserpina che ti accoglier? con cortesia e con benevolenza e ti inviter? a sedere a tuo agio e a consumare un lauto pasto. ?'Tu per? siederai per terra e chiederai soltanto un tozzo di pane e mangerai di quello, poi le dirai il motivo della tua venuta e preso quanto ti verr? dato, tornerai indietro, placherai la ferocia del cane con l'altra ciambella, darai all'avaro nocchiero la monetina che avrai conservato e, oltrepassato nuovamente il fiume, ricalcherai le tue orme per rivedere questo nostro cielo con il suo coro di stelle. ?'Ma soprattutto ti raccomando una cosa: non aprire la scatola che porterai con te, non guardare dentro, non essere curiosa, non curarti di quel tesoro di divina bellezza che essa nasconde.'
 

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